Mercati emergenti, la transizione energetica è una corsa a ostacoli

Il percorso lungo la transizione energetica pone delle sfide ulteriori per i paesi emergenti, almeno quelli che sono meno sviluppati. Aver preso parte agli accordi sulle emissioni nette di gas serra, firmando l’Accordo di Parigi, non vuol dire aver posto le basi concrete per riuscirci.

I problemi dei mercati emergenti

transizione energeticaIn tali contesti infatti esistono due esigenze contrapposte: da una parte evitare un aumento dei consumi energetici (a causa degli altissimi costi attuali), dall’altro procedere speditamente nella diffusione dell’energia green.

Soddisfare entrambe queste necessità pare una sfida impossibile. Non a caso i mercati emergenti vengono visti come uno dei colli di bottiglia per quanto riguarda i progetti in favore del clima. Va evidenziato peraltro che quasi 800 milioni di persone in questi territori, ad oggi non ha alcun accesso all’elettricità.

Investimenti da 30 miliardi di dollari

La transizione verde non è quindi solo una questione di impegno, ma anche di superamento di oggettive difficoltà. Questione di envelopes, di sviluppo più complicato.

Il discorso chiaramente non è valido per tutti gli emergenti. Cina e India, ad esempio, sono i maggiori mercati per gli investimenti in energia pulita, dove la prima costituisce il mercato di gran lunga più grande.
Ma per molte altre realtà, decarbonizzare i mercati emergenti sarà una sfida impegnativa che richiede investimenti enormi, che secondo l’International Energy Association (IEA) è stimabile in 30mila miliardi di dollari in 30 anni. Complessivamente, nei mercati emergenti finiranno circa il 20% dell’intero importo globale.

Questione di denaro e di risorse

Il problema è che per molti di questi Paesi ottenere dei finanziamenti non è facile, visto che si tratta di realtà molto indebitate. Per loro esiste un ordine limite alla richiesta di nuovi fondi. Inoltre l’accesso a determinate tecnologie innovative, se nei mercati sviluppati è relativamente agevole, in certe realtà invece è limitato.
Il tutto senza considerare anche la necessità di personale specializzato.

In alcuni casi c’è un piccolo vantaggio rappresentato dal possesso di notevoli risorse naturali. Si pensi al nichel e rame, necessarie per la transizione verso l’energia green. Ma anche il litio e il cobalto.