Debito, JP Morgan alza il rischio paese dell’Argentina e la rimanda giù

E’ durata solo un mese la tregua tra l’Argentina e i mercati finanziari. Neppure la recente ristrutturazione del debito è servita al paese sudamericano per evitare un nuovo giudizio negativo da parte delle agenzie di rating. E così JP Morgan, soltanto un mese dopo aver abbassato il livello di allerta su Buenos Aires, lo rialza invertendo la tendenza.

Il declassamento sul debito

debito argentinaDobbiamo riavvolgere il nastro di un mesetto. Dobbiamo tornare ai timori che hanno accompagnato i giorni in cui il Governo argentino trattava con i suoi creditori sull’esito di ben 66 miliardi di debito. Il lungo e tormentato negoziato era stato avviato lo scorso febbraio. E per tutto il tempo il rischio default è stato sempre dietro l’angolo. Sarebbe stato l’ennesimo degli ultimi decenni. Ma alla fine la strategia breakout del governo ha funzionato, ed è stato raggiunto un accordo con i creditori sulla ristrutturazione del debito.
Tutto ciò sembrava aver riacceso un clima di fiducia attorno al Paese sudamericano. Ma la festa è durata poco.

Debito e Covid

Jp Morgan ha aggiunto 89 punti base al rischio Paese (misurato sui buoni del Tesoro americano) portandolo a 1.347. Rimaniamo ancora lontani dai 2.147 di qualche settimana fa, ma è comunque eclatante che solo 10 giorni fa la valutazione era completamente diversa, e sembrava ottimistica.
E allora cosa è successo? Cos’ha spinto l’agenzia americana a rivedere le sue valutazioni spingendo gli Etf emergenti cfd a scappare dall’Argentina? Secondo Jp Morgan i timori sul futuro dell’economia globale dovuti a una seconda ondata da Covid (cosa in parte già in atto), finiranno per pesare sulla ripresa economica e sull’andamento dei consumi. Questo pericolo risulta amplificato per questi paesi come l’Argentina, dove il debito è elevato e già ci sono incertezze sul cammino economico a livello locale (siamo ormai al terzo anno di recessione).

Il ruolo della banca centrale Argentina

La valutazione di Jp Morgan è stata anche influenzata dalla recente decisione della Banca centrale Argentina. L’istituto della Capitale ha imposto delle restrizioni all’eccesso al mercato dei cambi. La mossa è finalizzata a ostacolare l’acquisto di dollari e di conseguenza arginare la caduta del “peso”.
La Banca centrale argentina ha così deciso di tassare di un ulteriore 35% l’acquisto di divisa straniera. Attualmente, per le persone fisiche, per quanto riguarda il dollaro, principale divisa ‘rifugio’, il tetto è fissato a 200 dollari mensili. Inoltre è stato introdotto il divieto, per gli operatori del mercato di capitali non residenti in Argentina, di liquidare titoli in moneta straniera. così facendo si evitano manovre speculative da parte di fondi di investimento non residenti, che aggiravano le restrizioni al mercato dei cambi permettendo l’acquisto di titoli in pesos e la rivendita in dollari.