Questo secondo semestre del 2019 potrebbe portare un bel po’ di beneficio ai mercati emergenti, forse ancora di più di quanto sia accaduto nella prima metà dell’anno.
Che aria tira sui mercati emergenti
L’ammorbidimento della Federal Reserve sull’atteggiamento di politica monetaria, nonché la forza dei fondamentali di molti dei paesi emergenti, finora ha sostenuto la performance dei mercati emergenti in valuta forte. Ci sono all’orizzonte altri due fattori che potrebbero stimolare l’appetito degli investitori in questi mesi. In tal caso, l’esposizione a questa asset class in termini di diversificazione potrebbe essere un’ottima scelta per molti di quelli che fanno trading sui mercati Otc. Senza contare l’importanza della ripresa dei rendimenti rispetto alle obbligazioni societarie statunitensi.
La cautela della Federal Reserve
Il primo fattore interessante riguarda la FED. L’istituto centrale americano ha aperto la strada verso un prossimo taglio dei tassi di interesse, dopo aver operato ben 4 strette nel corso del 2018. Un cambio di rotta che verrà seguito anche da altre banche centrali delle economie sviluppate, come la BCE. Questa posizione più accomodante da parte della banca centrale americana, funge da supporto alle asset class più rischiose. Prime tra tutte quelle dei mercati emergenti.
La tregua nella guerra dei dazi
Il secondo elemento interessante riguarda la possibilità di un accordo nella guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Dopo il vertice di fine giugno a Osaka, a margine del quale si sono incontrati Trump e Xi Jinping, il clima di tensione degli ultimi mesi si è un po’ diradato. Questa tensione aveva appesantito il sentiment degli investitori riguardo ai mercati emergenti, dando invece slancio alle attività più sicure come oro, Yen e Franco Svizzero. Chi conosce l’indicatore ADX come funziona, ha notato la sua evoluzione in questi mesi. Ma anche al dollaro americano. Adesso che la prospettiva di un accordo si è fatta molto più concreta, potrebbe dare molto slancio all’appetito al rischio degli investitori, e in definitiva orientarli di più verso i mercati emergenti.