L’uscita dal tunnel tortuoso della pandemia sembra essere ormai stata completata da parte delle compagnie aeree, che durante la crisi sanitaria avevano lasciato i loro aerei a terra per molti mesi.
Adesso il loro business è tornato ad essere robusto, tanto da spingerle a chiudere il 2023 con un forte incremento di ordini per rinnovare le proprie flotte e ricominciare l’espansione.
I numeri del business
Secondo le ultime stime, il colosso è aerospaziale Airbus – il maggiore a livello europeo – concluderà l’anno con ordini per oltre 2000 nuovi aerei (dati XTB group), registrando così il dato più alto di sempre. Anche il suo storico rivale Boeing terminerà l’anno con ordini importanti, oltre 1200, che pur essendo sotto il picco di 1550 realizzato nel 2014, rimane comunque un risultato ragguardevole visti i problemi avuti con il 737 Max. Il 2023 dovrebbe chiudersi con un business delle commesse superiore ai 500 miliardi di dollari.
I riflessi sul mercato
La crescita del business sta avendo riflessi importanti sulle quotazioni in borsa di Airbus. Nel corso di quest’anno il valore del titolo (quotato sul DAX Ger 40) è passato da 111 euro a 142 euro, mentre nel 2020, circa un anno dopo lo scoppio della pandemia, era addirittura precipitato sotto i 60 euro.
Uno scenario trasversale
La corsa agli ordini riguarda tutti gli operatori in tutto il mondo. Ne sono protagonisti EasyJet, Ryanair, Turkish Airlines, le compagnie indiane… hanno deciso tutte quante di tuffarsi in questo business.
C’è un motivo preciso dietro a tutto questo: dal momento che Airbus e Boeing hanno praticamente esaurito tutti gli slot liberi nel per il prossimo decennio, chi arriva tardi e finisce in fondo alla lista d’attesa rischia di essere tagliata fuori dalla modernizzazione della propria flotta.
La corsa al rinnovamento è così forte che i ritardatari rischiano di aspettare addirittura 10 anni prima di vedersi consegnato un nuovo velivolo. Peraltro sta accadendo anche una cosa insolita, ossia la crescita record anche del numero di aerei per le rotte intercontinentali.