Economia britannica, la Brexit presenta il conto di una scelta sciagurata

La Brexit era stata presentata come il grande passo per tornare ai fasti di una volta. Ma i primi anni fuori dalla UE raccontano uno scenario ben diverso. Infatti l’economia britannica, conti alla mano, nel G20 sta messa meglio solo rispetto alla Russia.

Cosa succede all’economia britannica

economia britannicaE’ chiaro che su certe performance incide il periodo particolarmente incerto. Prima il Covid, poi la guerra. Ma si tratta di problemi che hanno affrontato tutti, e ne stanno risentendo tutti.

L’Europa soffre l’inflazione e l’impennata dei prezzi dell’energia, ma l’economia britannica è quella che sta vivendo le maggiori difficoltà. A luglio l’inflazione ha superato il 10% e, secondo le stime, in autunno arriverà al 13,3% per toccare quota 18 per cento nel mese di gennaio 2023.

Le previsioni della BoE e FMI

La stessa Banca d’Inghilterra è assai fosca quando si devono fare delle previsioni. Pronostica infatti che entro fine anno comincerà una lunga recessione, dalla quale si potrebbe uscire (forse) solo alla fine del 2023.

Anche il Fondo Monetario Internazionale, facendo un paragone con gli altri Paesi, evidenzia che l’economia britannica vivrà la crescita più bassa tra tutti nel 2023, anche per colpa dell’isolazionismo che si è autoimposto con la Brexit.

Il caro bollette colpisce famiglie e imprese

Per capire come mai una grossa fetta dei “separatisti” ha cambiato idea, basta guardare i conti delle famiglie. Diciotto mesi fa le bollette costavano alla famiglia tipo circa 950 sterline all’anno. Oggi quel costo sale a 1.971 sterline. Ma secondo Ofgem, l’autorità di regolamentazione del settore energetico, se non ci saranno immediati segnali di inversione del trend, in autunno ci sarà un ulteriore boom dell’80%, facendo schizzare il conto al record di 3.549 sterline. E questo nonostante il price cap stabilito dal governo.

Se va male alle famiglie, non va certo meglio alle imprese. L’economia britannica ha visto – nel solo mese di luglio – scomparire circa 1.800 imprese che hanno dichiarato bancarotta. Se la situazione non cambierà, gli indicatori di trend fanno immaginare che si andrà incontro a una pioggia di fallimenti e licenziamenti.
Inoltre la forza lavoro si è ridotta di circa 1 milione di persone, il disavanzo commerciale ha toccato un nuovo record e le esportazioni, complice la Brexit, sono scese molto più del previsto.

La sfida della Truss

Da inizio settembre i Tories hanno un nuovo leader, ossia l’ex ministra degli Esteri Liz Truss. Si troverà a governare un Paese allo sbando, dove in pochi difendono ancora quel referendum che sembra sempre più una sciagurata scelta.