Pompei

Pompei, il sito archeologico più conosciuto al mondo, tanto da ispirare  grandi artisti, musicisti, registi e scrittori.

Tutti si sono lasciati affascinare da Pompei.

Goethe ne descrisse le magnifiche viste, tanto da attirare illustri viaggiatori d’elite provenienti da tutta Europa.

I Pink Floyd suonarono nell’Anfiteatro, registrando negli scavi il concerto documentario “Live at Pompei”, Picasso si lasciò sedurre per le “Due donne che corrono sulla spiaggia”.

Una bellezza senza tempo, che non finirà mai di sorprendere. Ancora oggi visitandola, passeggiando per il suo Foro, il suo mercato, il Macellum, ed entrando nelle sue domus, si prova un misto tra fascino e di inquietudine per la sorte della città che si addormentò con l’eruzione del Vesuvio del 79 D.C.

Tra le Domus, che destano meraviglia, anche per le sue grandi dimensioni c’è i Praedia Iulia Felix alias Giulia Felice.

La casa fu una delle prime di Pompei ad essere scoperta, dalla compagnia di scavo di Carlo III di Borbone poi ricoperta, dopo che i preziosi arredi furono tolti ed oggi sono in parte al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, venne riscavata tra il 1952 – 1953.

A ridosso dell’Anfiteatro di Pompei, la si può considerare un vasto complesso residenziale con ampi spazi verdi.

Il giardino è tra le meraviglie di questa domus, decorato con colonne ricoperte di marmo, ha un canale d’acqua che lo arricchisce ulteriormente e con al centro una lunghissima fontana.

Proprio per la sua grandezza spesso viene definita la Villa di Iulia Felix .

Giulia era una donna molto ricca una matrona, e possedeva la villa che occupava un intero isolato, con stanze ben arredate, ma con la devastazione del terremoto del 62 D.C. la villa subì notevoli danni, come l’intera città di Pompei.

La richiesta di alloggi dopo il terremoto, era elevata, e la donna pensò bene e in maniera astuta, di modificare parte della villa, convertendola in appartamenti da fittare.

Non solo appartamenti, furono creati bagni pubblici, negozi e taverne, poi sepolti dall’eruzione del 79 D.C.

Sulla facciata della casa è stato ritrovato anche l’annuncio di fitto “Eleganti stabilimenti balneari, negozi con appartamenti annessi al piano superiore e appartamenti indipendenti al primo piano sono offerti in affitto a persone di tutto rispetto”. Vi è specificata anche la durata massima del contratto di locazione, ossia un periodo di cinque anni “dal I agosto al I agosto del VI anno”.

Oggi noi tutti grideremmo all’orrore, ma a quei tempi le iscrizioni sui muri, promuovevano la bellezza del luogo.

La parte riservata alla matrona è di particolare valore, anche se oggi le sculture e alcuni dipinti sono conservati anch’essi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

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