La pandemia e il periodo di lockdown hanno interessato tutti, portandoci a lunghe riflessioni: l’opera fortemente voluta da Beatrice Trussardi, intitolata “The Sky in a Room”, invita i milanesi a soffermarsi sui momenti vissuti, unendo cultura popolare, storia e rievocazione.
Beatrice Trussardi: “The Sky in a Room” in mostra a Milano
Un luogo altamente simbolico, una canzone evocativa, impressa nella cultura popolare italiana, una riflessione legata ai difficili mesi della pandemia: sono questi gli ingredienti che danno vita a “The Sky in a Room”, l’opera dell’artista islandese Ragnar Kjartansson che è stata portata a Milano da Beatrice Trussardi e Massimiliano Gioni. “Le opere d’arte appartengono agli spettatori”, afferma Kjartansson. Tale visione si sposa alla perfezione con l’ideale di Fondazione Nicola Trussardi, presieduta da Beatrice Trussardi dal 1999: la Fondazione è concepita come una realtà nomade, che non espone l’arte in una sede museale fissa ma porta le opere in mezzo alla gente, nel cuore dei luoghi storici di Milano, per raggiungere un pubblico sempre più vasto. Così chiunque può diventare protagonista e soffermarsi sul messaggio che un determinato artista vuole comunicare. Da queste premesse nasce “The Sky in a Room”, all’interno della chiesa di San Carlo al Lazzaretto: un luogo fortemente simbolico, una chiesa che rappresenta la sofferenza dell’epidemia.
Beatrice Trussardi: Kjartansson racconta la sua opera
Sette musicisti professionisti si alternano all’organo di San Carlo al Lazzaretto per reinterpretare la celebre canzone di Gino Paoli “Il cielo in una stanza”. “A me piace molto usare diverse forme culturali come fossero ingredienti per arrivare a un’idea scultorea, a un monumento”, ha commentato Ragnar Kjartansson. “Spesso vivo la mia vita interiore e le mie emozioni attraverso le canzoni pop”. Beatrice Trussardi ha fortemente voluto l’opera dell’artista a Milano, coadiuvata dal curatore del progetto, Massimiliano Gioni, che ha spiegato: “San Carlo al Lazzaretto è un luogo, come molti di quelli che abbiamo scelto per la Fondazione Nicola Trussardi, che è parte del sistema nevralgico della città e allo stesso tempo è dimenticato o comunque non noto a tutti”. In questa occasione le porte della chiesa si sono aperte al grande pubblico: “È un piccolo scrigno”, ha sottolineato Gioni, “una storta di carillon, così lo abbiamo anche immaginato, con quest’opera al centro che ci parla di circa 600 anni di storia di Milano”.