C’è ben più di un motivo per essere un po’ preoccupati riguardo alla situazione economica dell’Eurozona. Non attualmente, ma in prospettiva sì. La debolezza dei dati macro è un dato di fatto che deve indurre a qualche riflessione, anche in ottica BCE.
I dati critici dell’Eurozona
A destare qualche perplessità è l’ultima rilevazione del comparto manifatturiero. L’indice Pmi è sceso sia in Germania (fino ai minimi da 3 anni e mezzo), in Francia e soprattutto nell’intera Eurozona, dove è giunto a 52,1 punti, toccando il livello più basso da 26 mesi. Anche l’indice composito (che include anche i servizi) è calato da 54,1 a 52,7 punti.
Va precisato che un valore oltre i 50 rappresenta comunque una fase di espansione, ma è evidente che l’eurozona si sta indirizzando verso la soglia che separa l’espansione dalla recessione.
Inoltre a fine ottobre il cambio euro-dollaro è scivolato sotto 1.14 per la prima volta in due mesi, e diversi pattern trading più utilizzati evidenziano segnali di ulteriori ribassi.
I precedenti storici
A remare contro l’ottimismo ci sono alcuni riscontri storici. L’ultima volta che la manifattura dell’Eurozona ha avuto una crescita così debole è stato nel 2016, ma a quel tempo il trend era in crescita con l’Indicatore Parabolic Sar trading system che puntava all’insù.
Oggi invece è in calo. Ed è molto lontana dal valore record superiore ai 60 punti alla fine dello scorso anno.
Inoltre guardando alle tre precedenti occasioni in cui l’indice manifatturiero si è attestato sui valori correnti, in due casi (nel 2008 e nel 2011) l’area cadde in recessione nel giro di pochi mesi, mentre nel terzo caso (2014) la crisi fu evitata solo dall’avvio di una fase monetaria ultra-espansiva della BCE (che a gennaio 2015 varò il “quantitative easing”).
A questo punto diventerà molto importante seguire i dati sul PIL in uscita a novembre. Se fosse confermato un rallentamento economico più veloce delle attese, allora la BCE potrebbe trovarsi di fronte a un bel problema.
Infatti la preannunciata fine degli stimoli all’economica, in programma da gennaio, potrebbe invece subire un rinvio.