Banche, la tassa sugli extra-profitti si abbatte come uno tsunami

Dall’Italia è partito uno tsunami che ha investito le banche, sorprese da un norma inserita all’interno del decreto Asset che prevede la tassazione degli extraprofitti generati nel biennio 2022 e 2023.
Una mossa sorprendente, soprattutto perché a inizio giugno il ministro dell’Economia aveva rassicurato le banche che non c’era “in cantiere nessuna tassazione sugli extraprofitti”. E invece ecco la sorpresa sgradita comparsa come un fulmine a ciel sereno.

Cosa prevede la super-tassa alle banche

bancheL’imposta straordinaria istituita ha un’aliquota del 40% (ma non potrà superare il 25% del patrimonio netto) che scatterà se il margine di interesse registrato nel 2022 eccede per almeno il 3% il valore dell’esercizio 2021. Percentuale che sale al 6% confrontando il 2023 col 2022. Bisognerà versare l’imposta entro il sesto mese successivo a quello di chiusura dell’esercizio antecedente a quello in corso al primo gennaio 2024.

Va detto che il provvedimento non è ancora legge, perché bisognerà convertirlo in Parlamento, e vista la chiusura per ferie se ne riparlerà almeno a settembre.

Crollo a Piazza Affari

In attesa di subire il prelievo forzato, le banche stanno già pagando il prezzo di questa decisione. Infatti i titoli degli istituti quotati in Borsa sono andati in picchiata. Nelle ore successive all’annuncio del governo, Intesa cedeva il 7,1%, Unicredit il -5,8%, Monte Paschi -6,3%. L’Indicatore relative vigor index RVI, che negli ultimi mesi era sempre stato positivo, ha improvvisamente virato al ribasso.

BCE e banche italiane

Alla base di questa scure che si è abbattuta sulle banche c’è la divergenza tra il comportamento della BCE e quello degli istituti privati.
Per contrastare l’inflazione, la Banca centrale europea ha effettuato numerosi rialzi dei tassi di interesse, che le banche hanno recepito subito facendo salire i tassi sui prestiti. Ma intanto il tasso sui depositi dei clienti è rimasto a zero.

Chiaramente questo ha permesso alle banche di gonfiare i loro bilanci. Gli istituti di credito hanno totalizzato nel 2021 ben 38,4 miliardi di euro di margine di interesse che sono ulteriormente saliti a 45,5 miliardi nel 2022 (fonte dati XTB).
Secondo il Governo, questa tassa dovrebbe portare alle casse dello Stato più di due miliardi. Gli introiti saranno destinati all’aiuto per i mutui prima casa e al taglio delle tasse.