Mercati emergenti, la tensione va avanti dopo 6 mesi da incubo

ono stati mesi da incubo per i mercati emergenti. Tassi in continuo rialzo, livelli di inflazione record e una costante svalutazione delle valute. Quel che allarma le economie sviluppate è che la situazione è talmente critica da poter diventare fonte di nuove turbolenze anche per loro.
Il quadro dei mercati emergenti
Il momento in cui questa situazione è deflagrata in tutta la sua pericolosità è stato all’inizio dell’estate, quando la crisi della Turchia è balzata in primo piano nell’attualità economica.
Non c’è dubbio che Ankara è la capitale maggiormente sotto pressione in questi mesi. I tassi di interesse sui titoli decennali turchi sono quasi raddoppiati da marzo in poi, giungendo al 20% (come paragone si può prendere il BTP italiano che è poco sotto il 3%).
Quelli in dollari invece sono saliti dal 6 al 9%. Il tracollo della lira intanto era giunto al 45% a fine agosto (con l’indicatore Parabolic Sar trading system sempre sotto la linea del prezzo nella coppia Usd-Try), migliorando solo lievemente dopo che la Banca centrale ha deciso di alzare il costo del denaro ponendosi in aperto contrasto con l’idea del presidente Erdogan.
Non è certo più rosea la situazione di un altro tra i più noti mercati emergenti, l’Argentina. Qui i rendimenti sono saliti dal 6 a quasi il 10% (in dollari). Il peso argentino inoltre negli ultimi sei mesi ha perso oltre il 46% del suo valore al cambio con il dollaro Usa, con frequenti formazioni di three black crows pattern ribassisti.
Ma il quadro delle difficoltà dei mercati emergenti non si esaurisce solo a Turchia e Argentina. I rendimenti sono schizzati verso l’alto anche in Russia e Indonesia, i cui titoli decennali oggi viaggiano tra l’8 e il 9%. Colpiscono però anche i rialzi di Brasile (+267 punti), Libano (+281 punti), Sudafrica (+112 punti).
Anche in questo caso giova fare un paragone, stavolta con i rendimenti dei titoli Italiani che sono cresciuti di soli 89 punti). Anche l’andamento delle valute degli altri paesi emergenti fa capire il quadro fosco. Cali sostanziosi per rand sudafricano (-22%), real brasiliano (-21%) e rublo (-19%), un po’ più contenuti per rupia indonesiana (-7%).